Pasqua 2012, Cristo nostra speranza

Cari amici,
anche quest’anno mi accingo, con gioia, a visitare le vostre case per portarvi la Benedizione del Signore. Benedire le case, i posti di lavoro e i luoghi pubblici significa mettere sotto la protezione del Signore le nostre abitazioni e coloro che vi abitano, le nostre attività e la nostra vita in comune; vuol dire portare l'annunzio della pace di Cristo.
È un momento di fede in cui ci sentiamo davvero “visitati” dalla grazia divina, segno di quel Dio che è “con noi sempre”, in ogni circostanza e avvenimento della nostra vita.
La benedizione del sacerdote è anche un invito a consolidare o a riallacciare un legame con la comunità parrocchiale che si raduna ogni domenica per incontrare nell’Eucaristia Gesù risorto, presente in mezzo a noi.
Cristo è la speranza di tutta l’umanità.

Auguro a ciascuno di voi che la sua luce possa illuminare la vostra vita.
 I Vangeli ci raccontano che, il giorno dopo il sabato, alcune donne andarono alla tomba e la trovarono vuota, non dicono se con loro ci fosse anche Maria, la madre di Gesù. Poteva forse mancare la genitrice nell’adempimento dell’ultimo gesto d’amore verso il corpo del figlio?
I Vangeli ritenuti ispirati dalla Chiesa sono quattro: due sono stati redatti dagli apostoli Matteo e Giovanni, gli altri due da Marco e Luca, discepoli di Pietro e Paolo.
Gli evangelisti, nella stesura dei racconti, hanno raccolto le notizie basandosi sulla loro esperienza diretta, sul racconto degli altri apostoli e sulle testimonianze delle comunità cristiane sorte attorno all’annunzio della Risurrezione. Tra le tante testimonianze ci sarà stata, certamente, anche quella di Maria.
Cosa avrà riferito Maria ai seguaci di suo figlio?
Avrà raccontato la sua giovinezza trascorsa a Nazareth, il fidanzamento con Giuseppe, l’annuncio dell’Angelo, la nascita di Gesù a Betlemme, la fuga in Egitto, il ritorno in Galilea.
I Vangeli non parlano della vita di Gesù sino ai suoi trent’anni. Ci sono altri scritti, chiamati apocrifi, ritenuti dalla Chiesa non ispirati, che hanno tentato di riempire questo vuoto persino con episodi leggendari.
Probabilmente, Gesù, fino a trent’anni, è vissuto all’interno della sua famiglia nella città di Nazareth, in Galilea, apprendendo l’arte di Giuseppe il “ carpentiere”. Di sicuro sarà stato educato nella religione dei padri, invogliato a frequentare la sinagoga, a conoscere le Scritture e a recarsi al Tempio di Gerusalemme, in Giudea, per adempiere i doveri religiosi.
La Palestina era un paese inquieto, sottoposto all’occupazione dell’impero romano e gravato da diversi problemi sociali.
Forte era l’attesa del Messia davidico; i gruppi sociali e religiosi si distinguevano per l’appoggio o per l’opposizione alla presenza imperiale. Come per ogni giovane, anche per Gesù ci fu l’allontanamento dalla famiglia. I Vangeli ci dicono che si trasferì a Cafarnao insieme ad un gruppo di discepoli dopo aver ricevuto il Battesimo da Giovanni e dopo un periodo di permanenza nel deserto.
La madre come avrà vissuto tutto questo? Le voci sul figlio, di certo, saranno giunte sino a lei. La folla ricercava Gesù “il maestro” per ascoltare il suo insegnamento e si accostava a Lui per chiedere la guarigione del corpo e dello spirito.
Maria aveva assistito al primo miracolo, le nozze di Cana, e si era resa conto della novità dell’annunzio del Regno simboleggiato dal vino nuovo versato ai commensali dopo l’insufficienza del vino vecchio.
Il Maestro itinerante che percorreva le strade d’Israele apparve ben presto agli occhi dei seguaci come il Messia atteso. Gli insegnamenti di Gesù non facevano trasparire gli ammaestramenti ricevuti dalla sua giovane madre? Le sue parabole non attingevano dalle narrazioni che Maria gli aveva raccontato nella fanciullezza?
L’intimità con Dio Padre non traeva forza dall’amorevole attenzione ricevuta dall’affetto di Maria e Giuseppe?
Le parole di Gesù si distinguevano dagli altri insegnamenti, il suo parlare rivelava la presenza dello Spirito divino che lo guidava e lo sorreggeva.
Quando parlava di Dio e con Dio le parole manifestavano la sua intimità con il Padre; quando parlava degli uomini e con gli uomini i suoi insegnamenti manifestavano la sua vicinanza fraterna ed il volto misericordioso del Padre.
Ci fu un episodio che sicuramente turbò la donna di Nazareth: il gesto dissacratore di Cristo nel tempio.
Perché fece questa azione? Non aveva insegnato a Gesù il rispetto del luogo sacro? In verità, proprio per questo Gesù scacciò i mercanti dal tempio citando l’espressione biblica: “la mia casa sarà una casa di preghiera” (Mt 21,12-13). Cacciando i mercanti dal tempio, Gesù voleva purificare la casa del Padre dagli abusi che vi si erano instaurati.
Il suo gesto, però, aveva anche un altro significato: Egli si presentava come il nuovo tempio e in Lui non ci sarebbero state più divisioni, come nel vecchio suddiviso in spazi sacri tra giudei e pagani.
In Lui tutti gli uomini potevano accedere alla salvezza.
Alla Samaritana aveva detto: “Né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma viene un’ora, ed è adesso, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità (Gv. 4,21-23).
Ai piedi della croce, Maria, sorretta da Giovanni l’apostolo più giovane, ascoltò il lamento del Figlio, la preghiera dell’abbandonato, il sospiro della misericordia. Maria rimase salda nella fede.
Un giorno una donna, affascinata dalle parole di Gesù, aveva gridato tra la folla: “Beata quella madre che ti ha generato e ti ha allattato”.
La risposta di Gesù fu: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola e la mettono in pratica”(Lc.11,27-28).
Quale sarà stata la reazione di Maria all’annunzio della Risurrezione del figlio? Gli Apostoli dovettero attendere la Pentecoste, il dono del Paraclito, per comprendere il mistero del Nazareno e invocarlo così come Signore, proclamarlo Figlio Unigenito, Salvatore, Principio e fine di tutto il creato.
Gesù, concepito nel seno di Maria, nel giorno di Pentecoste, fu nuovamente generato nel grembo della Chiesa.
Da quel giorno, Cristo continua ad essere presente nella storia degli uomini in attesa del compimento della salvezza. La Chiesa è sua testimone da oltre due millenni.
“Ma voi chi dite che io sia?” fu la domanda che Gesù rivolse alla folla. Chi è Gesù per l’uomo moderno? Un ebreo marginale vissuto duemila anni fa? Nessun uomo è marginale al cospetto di Dio, tutti siamo sue creature, suoi figli.
Il Figlio Unigenito è venuto a rivelarci questa verità. Il potere di allora non accettò quest’annunzio, preferì il sopruso; il Vangelo è ancora oggi una novità.
I libri di storia citano i potenti, il Vangelo riferisce dei semplici. Sin dall’inizio, non soltanto il mondo ebraico, ma anche la cultura pagana reagì all’annuncio con sarcasmo accusando gli apostoli di falsità e di menzogna. Ancora oggi Cristo è avvertito come una contraddizione. A volte si tenta di fare a meno di Lui.
Chi è Cristo per ciascuno di noi?
Vissuti in un ambiente cristiano, la fede, sino a qualche decennio fa, era scontata, oggi non più. L’incontro personale con Cristo, l’esperienza del discepolato, l’appartenenza alla Chiesa, l’impegno alla testimonianza cristiana sono elementi indispensabili oggi come lo sono stati ieri per i cristiani della prima ora.
Nella nostra comunità parrocchiale, quest’anno, abbiamo collocato, con più evidenza, Cristo al centro delle nostre riflessioni e della nostra preghiera. Questa scelta è stata motivata dal desiderio di riscoprire la “pietra angolare della nostra fede”.
Sconcertati da una realtà inquietante, confusi da messaggi contraddittori, tentati da uno scoraggiamento collettivo, si ha bisogno di una fede genuina, estranea ad ogni esteriorità, essenziale, propositiva, costruttiva, efficace, evangelica.
Cristo è la via, la verità, la vita.
Riscopriamo la via buona e vera del Vangelo e apprezzeremo nuovamente la bellezza della vita e dello stare insieme.
 Maria di Nazareth trascorse il resto della sua vita terrena con Giovanni nella città di Efeso. La cappella della Dormitio è custodita a Gerusalemme.
La sua presenza. ancora oggi, continua ad essere viva nella Chiesa di suo figlio.
Chiediamole la grazia di sentirci discepoli di Gesù, fratelli nella Chiesa, testimoni di salvezza nel mondo.
Rileggiamo i Vangeli, facciamo nostre le Parole di Cristo, riscopriamo la comunità ecclesiale come la famiglia dei credenti.
Cristo ci guidi, lo Spirito ci illumini, il Padre ci attenda.
 

Don Loreto
 

Speranza

(Madre Teresa di Calcutta)

 
O Signore risorto,
fa' che ti apra
quando bussi alla mia porta.
Donami gioia vera
per testimoniare al mondo
che sei morto e risorto
per sconfiggere il male.
Fa' che ti veda e ti serva
nel fratello sofferente,
malato, abbandonato, perseguitato.
Aiutami a riconoscerti
in ogni avvenimento della vita
e donami un cuore sensibile
alle necessità del mondo.
O Signore risorto,
riempi il mio cuore
di piccole opere di carità,
quelle che si concretizzano in un sorriso,
in un atto di pazienza e di accettazione,
in un dono di benevolenza e di compassione,
in un atteggiamento di perdono cordiale,
in un aiuto materiale secondo le mie possibilità.
 

Camminando verso Pasqua

 
Il mio viaggio verso Pasqua è incominciato.
Ho fatto tanti propositi: rinuncerò a qualcosa, frenerò la lingua, sarò più paziente, cercherò di vedere il positivo
Ed ecco che già iniziano i problemi, le difficoltà, le stanchezze, la tentazione di lasciar perdere, di rimandare al giorno dopo, di dimenticare la mia promessa.
Mi sono appena messo in cammino, Signore, e sono già stufo e sbuffo.
Mi sono appena messo in cammino, Signore, ma non ci credo che ce la farò.
E provo vergogna e anche un po' di rabbia.
Ma forse ho sbagliato tutto.
Sì.
Ho sbagliato a pensare che il cammino verso Pasqua,
significhi solo una serie di impegni e di rinunce,
una moltiplicazione di sacrifici e di preghiere.
Forse, in questa Quaresima, dovrei solo abbandonarmi a te, lasciarmi andare a te così come sono: fragile, incapace,
limitato, peccatore.
Abbandonarmi a Te, perché :
Tu ,Signore, sei il cammino che percorro.
Tu, Signore, sei la mano che mi guida.
Tu, Signore, sei lo sguardo che mi fa percepire gli altri.
Tu, Signore, sei la bocca quando ti do testimonianza.
Tu, Signore, sei l'orecchio, che ascolta le parole non dette.
Tu, Signore, sei la strada di questa Quaresima
che mi porta incontro a te,che mi porta incontro agli altri.
 
Amen