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BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE - Pasqua 20 aprile 2025
Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons  

BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE - Pasqua 20 aprile 2025

Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,33).

Il 2025… Un Anno di Grazia!

Siamo stati chiamati da Papa Francesco ad attraversare la Porta Santa.

Di quale “porta”parliamo?

Interessante la storia del Giubileo: iniziato nel 1300 da Papa Bonifacio, ha avuto la sua evoluzione nel corso dei secoli.
Dopo la contestazione di Martin Lutero, oggi giunge a noi con il suo significato originario dell’Anno Sabbatico.
Nel libro del Levitico viene presentato come l’Anno, il Cinquantesimo, dedicato al riposo della terra, al condono di debiti, alla liberazione degli schiavi.

Si è mai realizzato? Improbabile!

Eppure è sempre stata una componente importante per la storia d’Israele.
Tutt’ora si percepisce l’attualità del messaggio.

Gesù ha dato inizio alla sua missione nella sinagoga di Nazareth, citando la profezia di Isaia:

“«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per guarire quelli che hanno il cuore spezzato, per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi,  per proclamare l’anno accettevole del Signore…”.
Anche queste parole attendono la “loro realizzazione”...

In una circostanza ben particolare, Gesù proclamò:

Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,33).
Alludeva senz'altro alla Sua Croce, cioè alla Salvezza, scaturita dalla Sua morte e risurrezione: sangue e acqua, sgorgati dal Suo costato, simboleggiano il dono dello Spirito Santo effuso nel cuore dell’umanità, bisognosa di un lavacro di purificazione e di rinascita nella Grazia.

Per evidenziare l’importanza di questo evento, in tutte le chiese è esposto il Crocifisso.

Commovente il Venerdì Santo quando il sacerdote ostenta la croce ed esclama: “Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo!”.
E l’ Assemblea risponde : «Venite, adoriamo!».
È manifesta la commozione che rifulge nel volto dei presenti.

Per quale motivo?

Lo sguardo sul Cristo sofferente va oltre lo spazio e il tempo: volto e corpo martoriati riflettono le sofferenze di tutti i tempi e di tutti i luoghi, soprattutto degli innocenti.
Si aspetta da sempre la Salvezza promessa.

La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, ubicata nella Città Eterna, è uno dei luoghi sacri più antichi della cristianità.
Si racconta che fu Sant’ Elena, la madre dell’Imperatore Costantino, a promuoverne la costruzione per custodirvi alcune reliquie della Santa Croce.
Quante chiese sono dedicate alla Santa Croce?

Uno dei luoghi più suggestivi dedicati alla sua venerazione, si trova in Lituania, la cosiddetta “ Collina delle Croci”.

Una testimonianza forte dell’amore a Cristo, in contrasto con l’ateismo professato nell’Unione Sovietica: mentre i militari russi tentavano di sradicare le migliaia di croci piantate in questo luogo dai lituani lungo il corso dei secoli, esse “ricomparivano” di notte, grazie alla fede degli abitanti del luogo che, attraverso questi significativi simboli, manifestavano la loro identità.
Un pensiero anche a quei Paesi dove non è possibile esporre la Croce e “segnarsi” pubblicamente.
Talvolta rifletto anche sulle modalità in cui ci rapportiamo verso questo “segno distintivo” che caratterizza la nostra fede.

Anche nella nostra città abbiamo una chiesa dedicata alla Santa Croce.

Posta su un promontorio, si erge nella sua maestosità: è una delle testimonianze più antiche della fede degli Atessani.
Ate - Tixa, due rioni molto diversi dall’oggi: pullulanti di vita dalla loro fusione, sorse Atessa come afferma la leggenda del drago.
Sui pilastri del portale della chiesa si notano ancora alcune insenature che testimoniano i segni lasciati dalle mani e dalle dita dei numerosi pellegrini che, nel tempo, l’hanno visitata.

Ai giorni nostri chi sarà, dunque, capace di custodire un così grande “patrimonio di fede”?

Punto di riferimento religioso e sociale nel passato, dal 2007 non ha più il titolo canonico di Parrocchia.
Tuttavia, forte è l’impegno nel continuare a tener vive le tradizioni più importanti, come la Festa della Madonna delle Grazie che si celebra il 19 maggio. Inoltre, ogni sabato, vi si celebra la S. Messa.

Per la sua “custodia”, si sono succedute nel tempo, personalità che hanno lasciato un segno nella memoria dei fedeli. Ne ricordiamo alcuni:

  • Don Epimenio Giannico Parroco dal 1890 al 1911, Fondatore della Cassa Rurale Cattolica di depositi e prestiti “San Francesco d’Assisi” (03/05/1903)
  • Don Epimenio Giannico Parroco dal 1921 al 1934 e succesivamente Vescovo di Trivento dal 1937 al 1957
  • Don Nicola Di Nisio Parroco dal 1950 al 1987 ancora oggi viene ricordato per la sua bontà

Altri tempi, un altro mondo: essi non ci sono più, seppur non dimenticati. La croce, però, resta.

Da piccoli ci hanno insegnato a fare il segno di croce, da ragazzi abbiamo continuato a segnarci… distrattamente, da giovani probabilmente, un “segno” un po’fuori moda’, da adulti l’abbiamo recuperato, da anziani ne abbiamo capito il senso.

La grande sfida per il futuro?

Insegnare alle nuove generazioni il Segno della Croce.
Per il cristiano tutto è preceduto dal Segno di Croce: la preghiera, le celebrazioni, la vita , la testimonianza.
La giornata la dovremmo iniziare e concludere con un Segno di Croce, così come l’ultimo istante della nostra vita terrena.

Cosa ci ricorda?

Segnarsi con il Segno di Croce significa lasciarsi avvolgere dall’Amore di Dio Padre, donatoci attraverso il Mistero della passione, morte e risurrezione del Suo Figlio, incarnato per la nostra salvezza. Il tutto per opera dello Spirito Santo.
Considerata alla luce della Risurrezione, la Croce, da strumento di martirio diventa porta di salvezza: in essa la morte e il peccato sono stati sconfitti.
Come afferma l’Inno Pasquale: ““Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa!”.

Il mondo ha ancora bisogno di questo segno di Speranza? Possiamo credere che l’odio non vincerà e che la morte non è l’ultima parola sulla vita?

Quest’anno giubilare ci invita a riscoprire la Croce come àncora di salvezza.

Guardandoci attorno, non ci resta che imparare nuovamente a segnarci con questo “segno”: da esso saremo riconosciuti come i discepoli, portatori e costruttori di Speranza.
Probabilmente, lungo le nostre strade e nei luoghi quotidiani ne faremo esperienza sempre meno: l’importante che sia presente e viva nei nostri cuori.

Maria, Vergine e Madre,
Discepola di Tuo Figlio, Addolorata ai piedi della Croce, Gioiosa nell’incontro con il Risorto, colma di Grazia dall’Annuncio dell’ Angelo al Giorno di Pentecoste,
Donna del vino nuovo
Rinnova la tua intercessione a favore di questa umanità che
si è inebriato del vino vecchio e non trova ancora
la bevanda nuova.